martedì 22 marzo 2011

Nucleare...marcia indietro.

Così arriva, chiara, una correzione di rotta. Che l’opposizione legge come un evidente, anche se tardivo, passo indietro. Il nuovo corso, improntato alla massima cautela, viene imposto dall’alto. La sicurezza delle centrali nucleari è una priorità per il governo, avrebbe detto ieri sera Silvio Berlusconi durante l’ufficio di presidenza del Pdl, affrontando il tema dell’emergenza nucleare in Giappone. Il premier ha quindi invitato i vertici del Pdl a guardare all’Unione europea e ad allinearsi alle decisioni assunte in quella sede. Immediata la presa di posizione pubblica del ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. Sul nucleare serve “un momento di riflessione guardando agli eventi che stanno accadendo in Giappone”. Tutti, suggerisce, “devono fermarsi un attimo, dobbiamo capire se gli stress test in Europa garantiscono sicurezza a tutti” e anche se “in Giappone l’evento è stato assolutamente straordinario e imprevedibile per le dimensioni della portata sia del terremoto che dello tsunami, dobbiamo tutti riflettere”.

Per il governo, insomma, una pausa di riflessione ma non un ripensamento, almeno a livello formale. “E’ fuori tempo e inappropriato discutere di stop definitivo al programma nucleare”, chiarisce Romani, sottolineando che “il referendum non è rinviabile”. Il ministro quindi, sulla scia di quanto già chiarito in Parlamento dal suo sottosegretario Stefano Saglia, assicura anche che “non si possono fare scelte così importanti come il nucleare senza la condivisione con i territori”.

Altrettanto netta, e rilevante, la posizione del leader della Lega, Umberto Bossi. Sulle centrali nucleari “è il territorio che decide”, scandisce. E, a proposito del no del governatore veneto, Luca Zaia, a centrali nel suo territorio, il Senatur aggiunge: “Il Veneto non vuole il nucleare. E’ autosufficiente”. Il referendum e il rapporto con le regioni diventano dunque due spine che cui il governo dovrà fare i conti. Come evidenziano gli esponenti dell’opposizione. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, invita a non boicottare la consultazione referendaria. “Più che fermarsi per riflettere su cosa occorre fare sul piano tecnico, bisogna dare la parola agli italiani. Infatti, alla luce di quanto è accaduto in Giappone e che potrebbe ancora accadere, è necessario stabilire, in maniera forte e chiara, la posizione del nostro Paese. L’Italia si faccia porta bandiera dell’abbandono del nucleare come fonte di energia, puntando tutto sulle rinnovabili”.

Dal Pd, attraverso Massimo D’Alema ospite di Annozero, arriva esplicita una richiesta: “Sarebbe ragionevole abbandonare quel progetto, siamo convinti che non sia conveniente per l’Italia in questo momento investire enormi risorse per una tecnologia nucleare ormai obsoleta” e ha aggiunto “vale la pena investire tanti soldi per una tecnologia vecchia?”. Poi l’ex ministro degli Esteri che ha confermato il sì del Pd al referendum contro il nucleare, ha concluso: “Voteremo sì per bloccare il piano nucleare del governo”.

Sempre dalla fila del Pd arriva poi l’invito a chiarire il rapporto con le regioni. “Molti esponenti del governo oggi affermano che il nucleare non si farà contro il volere delle Regioni e dei territori. Peccato che la maggioranza abbia appena approvato in Parlamento una legge che autorizza l’esatto contrario e che consente di costruire centrali nucleari e impianti di stoccaggio di scorie con un atto di forza in caso di contrarietà delle istituzioni locali”, evidenzia Ermete Realacci, responsabile Green Economy del partito. Le difficoltà del nucleare si legano alle scelte sul fronte delle rinnovabili. E anche alla necessità di riequilibrare il mix energetico italiano, nettamente sbilanciato sul gas.

Anche gli italiani, secondo il sondaggio del giorno di Sky Tg24, ritengono all’83 per cento che l’Italia, paese del sole e del vento, debba puntare decisamente solo sulle energie alternative. Il 17 per cento degli aderenti alla rilevazione, invece, non crede che si possa fare a meno del nucleare.

Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’industria, ha auspicato oggi a Madrid la tenuta di un vertice Ue sull’energia dopo l’incidente della centrale di Fukushima in Giappone e la crisi libica. “Oggi abbiamo il problema del nucleare in Giappone, quello del petrolio e del gas nell’Africa del Nord. Che cosa succederà in Libia? Il dibattito deve essere a livello europeo”, ha detto  durante un incontro con imprenditori, politici e giornalisti nella capitale spagnola. Tajani ha chiesto che venga riunito un “consiglio dei capi di stato e di governo europei, per parlare di una strategia energetica Ue, su nucleare, petrolio, altre fonti”, e anche della “sicurezza nucleare”. “Tutti parlano del Giappone” ha detto ancora il vicepresidente della Commissione europea, “ma che cosa succede con il petrolio?”. I trattati Ue sanciscono le competenze nazionali in materia di energia, ha ricordato Tajani, ma nella situazione attuale, ha avvertito, “non si può lasciare la politica dell’energia solo a livello nazionale”.

assignment 1

Procedura per sottoscrivere feed RSS di un sito di informazione, filtrando i contenuti che ci interessano particolarmente.
Passaggi:
1-apro il sito che mi interessa
2-Cerco i feed RSS nella homepage
3-vado su google reader
4- metto l'URL della pagina in Google Reader, cliccando su "Aggiungi Un' Iscrizione"

Finish!!!!

domenica 13 marzo 2011

Scuola pubblica e/o scuola privata???

La manifestazione di ieri in difesa della Costituzione e della scuola pubblica è “legittima ma su un presupposto sbagliato”, secondo il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini. Alla trasmissione Che tempo che fa del 13 Marzo il ministro ha infatti ribadito che “da questo governo non c’è stato nessun attacco alla scuola pubblica. Molti di quelli che sono scesi in piazza in difesa della scuola pubblica mandano i figli a quella che loro chiamano scuola privata. Lo trovo un po’ incongruente”.

“Credo che separare la scuola statale e la scuola paritaria sia un errore. Dovrebbero tutti concorrere per migliorare la scuola pubblica, sia che si tratti di scuola statale, sia paritaria”. Gelmini ha ribadito che nel suo intervento Silvio Berlusconi aveva parlato del “principio sacrosanto della libertà di scelta educativa, che è nella Costituzione”.

Infatti dopo le recenti dichiarazioni del Premier Silvio Berlusconi sulla scuola pubblica (dichiarazioni che il Premier ha precisato fossero state travisate dalla stampa…) era inevitabile che si sollevasse la voce di rabbia e indignazione da parte  di studenti, famiglie, professori e non solo, perchè ad alzare la voce sono anche alcuni  artisti nazionali come Neri Marcorè, Roberto Vecchioni e Jovanotti che, prendendo spunto dall’iniziativa lanciata da L’Unità di raccogliere le firme contro le proposte lanciate dall’attuale governo, hanno lasciato messaggi di incoraggiamento verso i giovani studenti. Proprio oggi il quotidiano diretto da Concita De Gregorio ha pubblicato un editoriale di Jovanotti in cui il cantautore esprime la sua opione sulla scuola pubblica.
A seguire vi propongo la lettera di Lorenzo Jovanotti menzionata da Fazio durante il programma per la metafora interessante sulla scuola privata.

"Quando nostra figlia è arrivata all’età della scuola io e mia moglie ne abbiamo parlato e abbiamo deciso: scuola pubblica. Potevamo permetterci di scegliere e abbiamo scelto. Abbiamo pensato che fosse giusto così, per lei. E’ nostra figlia ed è la persona a cui teniamo di più al mondo ma è anche una bimba italiana e l’Italia ha una Scuola Pubblica. Sapevamo di inserirla in una realtà problematica ma era proprio quello il motivo della scelta.
Un luogo pubblico, che fosse di sua proprietà in quanto giovane cittadina, che non fosse gestito come un’azienda e che non basasse i suoi principi su una dottrina religiosa per quanto ogni religione venisse accolta. Un luogo pubblico, di tutti e per tutti, scenario di conquiste e di errori, di piccole miserie e di grandi orizzonti, teatro di diversi saperi e di diverse ignoranze. C’è da imparare anche dalle ignoranze, non solo dai saperi selezionati. La scuola è per tutti, deve essere per tutti, è bello che sia così, è una grande conquista avere una scuola pubblica, specialmente quella dell’obbligo.
Io li ho visti i paesi dove la scuola pubblica è solo una parola, si sta peggio anche se una minoranza esigua sta col sedere al calduccio e impara tre lingue. A che serve sapere tre lingue se non sai come parlare con uno diverso da te ? Il nostro presidente del consiglio dicendo quello che ha detto offende milioni di famiglie e migliaia di persone che all’insegnamento dedicano il loro tempo migliore, con cura, con affetto vero per quei ragazzi.
Tra le persone che conosco e tra i miei parenti ci sono stati e ci sono professori di scuola, maestre, ho una cugina che è insegnante di sostegno in una scuola di provincia. Li sento parlare e non sono dei cinici, fanno il loro lavoro con passione civile tra mille difficoltà e per la maggior parte degli insegnanti della scuola pubblica è così. Perchè offenderli? Perchè demotivarli? Perché usare un termine come “inculcare”? E’ una parola brutta che parla di un mondo che non deve esistere più.
La scuola pubblica non è in competizione con le scuole private, non è la lotta tra Rai e Mediaset o tra due supermercati per conquistarsi uno spettatore o un cliente in più, non mettiamola su questo piano…
La scuola di Stato è quella che si finanzia con le tasse dei cittadini, anche di quelli che non hanno figli e anche di quelli che mandano i figli alla scuola privata, è questo il punto. E’ una conquista, è come l’acqua che ti arriva al rubinetto: poi ognuno può comprarsi l’acqua minerale che preferisce ma guai a chi avvelena l’acqua del rubinetto per vendere più acque minerali. E’ una conquista della civiltà che diventa un diritto nel momento in cui viene sancito. Ma era un diritto di tutti i bambini già prima, solo che andava conquistato, andava affermato. La scuola pubblica va difesa, curata, migliorata.

In quanto idea, e poi proprio in quanto scuola: coi banchi gli insegnanti i ragazzi le lavagne. Bisogna amarla, ed esserne fieri!!!".

venerdì 11 marzo 2011

La favola del piacere


"Forse non è vero, ma è noto che un giorno gli uomini furono uguali; e nobiltà e plebe furono termini sconosciuti. Uno stesso istinto, una stessa forza spingeva gli uomini verso il cibo, il bere e il sonno: non avevano alcuna volontà, nessuna possibilità di scegliere tra le cose, i luoghi o i momenti.
I primi antenati si ritrovavano insieme allo stesso fiume per bere, allo stesso albero da frutto per mangiare, alla stessa ombra per riposarsi, come gli antenati della tanto disprezzata plebe.
Le stesse grotte, lo stesso suolo offrivano loro riposo; e si vestivano con le stesse vesti di pelo di animale. Solo una preoccupazione era comune a tutti gli uomini: sfuggire il dolore, e il piacere non era ancora conosciuto.
La situazione egualitaria degli uomini non piacque agli dei che inviarono sulla terra il Piacere. Come già avevano fatto sui campi di battaglia di Troia, Piacere scese lentamente sulla terra attraversando l’aria; e questa è felice per una sensazione che non era mai stata conosciuta.
Accarezza il corpo degli uomini e sfiora i muscoli del nobile a cui intorno si aggirano la Bellezza e la Gioia. Dolci come il miele, le lusinghe scorrono sulle labbra rosse come fragole; e dagli occhi escono scintille di luce tremolante con le quali si infiamma l’aria mentre lui sta scendendo.
Infine sulla tua schiena, o Terra, si stampò la sua prima impronta; e subito si sparse dappertutto un tremolio soave. E sempre crescendo scosse le viscere della natura: come da lontano si sente arrivare il tuono nelle notti d’estate, e col suo suono profondo sorge di monte in monte, e nella foresta e nella valle riecheggia il rimbombo, finché piove che riconforta, ravviva, rallegra gli uomini, gli animali, i fiori e le piante.
Fortunati fra tutti i mortali voi che Prometeo ha generato in maniera perfetta il nobile corpo inondandolo di fluido altrettanto nobile. Voi sentiste le ignote sollecitazioni del piacere. In voi velocemente si formarono le voglie che producono il desiderio.
Voi per primi scopriste il buono e il meglio; e con dolcissima foga correte per ottenerli.

Tra tutti i sapori voi coglieste i più dolci: e quindi preferiste il vino all’acqua; e si scelse il vino ottenuto da grappoli esposti maggiormente al sole e da terre con il terreno ricco di zolfo.
Così l’uomo si divise: e il signore si distinse dai plebei nel cui petto troppo a lungo rimasero intorpidite le insensibili fibre nervose, incapaci di reagire agli stimoli soavi del Piacere che pure aveva toccato anche loro e come i buoi sono ancora curvati dallo stimolo del bisogno.
E furono nati per vivere tra l’avvilimento, il lavoro e la miseria e per essere chiamati plebe. Ora signore che racchiudi nelle vene sangue purificato attraverso mille reni dei tuoi antenati nobili, che non hanno mai conosciuto il bisogno, poiché in altra età abilità, violenza o caso resero grandi i tuoi antenati, poiché il passare del tempo ha finalmente radunato in te le ricchezze che prima appartenevano a più famiglie, gioisci delle tua capacità di sentire piacere, che è il destino assegnatoti dal cielo; e l’umile volgo intanto che ha ricevuto in sorte il lavoro, ora fornisca a te gli strumenti del tuo piacere, egli che è nato per servirli alla mensa del nobile, non per goderne."

La Morale:
In questa favola il Piacere diviene l’elemento di rottura alla piattezza umana, ma nel mettere in luce “il buono e il meglio” darà vita al peggio e al misero. Un favoleggiare? O un semplice saper pensare e anticipare quel che la società moderna spesso ci viene ad offrire?